Antonio

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Antonio
Quel sabato mattina decisi di andare in ufficio per terminare alcuni documenti, entrato nel piazzale vidi che non c’erano auto parcheggiate il che significava che non c’era nessuno in azienda oltre me.
Avrei quindi avuto l’ufficio tutto per me senza rompis**tole che mi facevano perdere tempo in chiacchiere, avrei potuto tirare avanti un bel po’ di pratiche e forse mi sarebbe rimasto anche un po’ di tempo per cazzeggiare al computer.
Finii il più in fretta di quanto pensassi e mi misi a navigare su siti porno convinto di essere ancora solo, aprii uno dopo l’altro diversi filmati di trans e mi misi comodo sulla mia sedia in pelle a guardarli titillandomi il cazzo attraverso i pantaloni finché, all’improvviso, una voce ruppe il silenzio: “bella scopata eh?!”.
Sobbalzai sulla sedia perdendo per un attimo il controllo della situazione, cercai di chiudere il filmato sul monitor poi pensai che ormai non sarebbe servito a niente, chissà da quanto era li chi mi aveva appena rivolto la parola, tentai quindi di riparare voltandomi con la maggior naturalezza che potessi avere e dicendo: “ci sono capitato per caso e mi aveva incuriosito”.
Davanti a me, in piedi, c’era Antonio, un bell’uomo sulla quarantina, molto alto e del quale i lineamenti tradivano le origini latino americane. Aveva anche un forte accento ispanico Antonio e si, mi trattenevo perché ho sempre voluto tenere i miei gusti sessuali fuori dall’ambiente di lavoro, ma se l’avessi visto una sera in qualche locale d’incontri gli avrei volentieri consumato il cazzo a forza di succhiarlo.
Mi sorrise, Antonio, poi disse: “certo, sei capitato per caso anche su quello di prima e su quello di prima ancora, vero?”. Il mio imbarazzo salì e dovevo essere diventato rosso paonazzo in viso, lui se ne accorse, mi accarezzò una guancia con un atteggiamento che non mi sarei mai aspettato e mi disse: “non devi vergognarti, piacciono tanto anche a me, non lo dirò a nessuno anzi mi fa piacere averti scoperto, ero venuto convinto di essere solo anch’io, con l’intento di fare la stessa cosa che stai facendo tu, potremmo guardarli insieme se ti va”.
La situazione era surreale e non riuscii a dirgli di no, si sedette a fianco a me e continuammo assieme ad ammirare quella splendida trans mentre veniva sodomizzata con forza da un uomo con il cazzo enorme, lui disinvoltamente commentava e mi faceva domande sempre più personali alle quali non riuscivo ad evitare di rispondere.
“Sei mai stato con un trans?” mi chiese.
“No, mai, e tu?”
“Una volta, a pagamento, per il resto mi sono sempre dovuto accontentare di qualche maschietto passivo” rispose.
Faticai a trattenere la gioia nell’apprendere che gli piaceva inculare i maschi e cercando di mantenere l’atteggiamento più distaccato possibile risposi:
“ah, vai anche coi maschi?”
“Perché? Vuoi dirmi che tu non sei mai stato con un maschio?” mi chiese lui senza la minima esitazione.
“Ma stai scherzando? No!” risposi fingendomi scandalizzato.
“Peccato, speravo di si, hai un culetto bellissimo”.
“Ci stai provando con me?” risposi con tono serio mentre mi domandavo per quanto sarei potuto andare avanti a fare il macho senza sciogliermi e chiedergli di prendermi con forza sulla scrivania.
“Se sapessi che ti interessa la cosa ci proverei eccome” mi rispose con una naturalezza disarmante.
Sospirai, diressi lo sguardo verso il pavimento poi gli confessai che non solo ero già stato con maschi, ma che mi piaceva essere passivo e che quando guardavo i film con i trans in realtà mi eccitavo all’idea di essere al posto loro e non dell’uomo che se le fa.
“Perché guardi verso il basso? Non ti vergognerai?” mi chiese Antonio mettendomi l’indice sotto il naso e costringendomi ad alzare la testa fino ad incrociare il mio sguardo con il suo; una volta incrociati i nostri sguardi mi sorrise e con tono rassicurante mi disse: “non devi vergognarti, terrò questa cosa per me, lo sapremo solo noi, ma non immagini quanto mi faccia felice questa scoperta perché è da un po’ che ti guardo e fantastico su di te, devo dire però che lo nascondi bene, non avrei mai creduto che ti piacesse ma adesso che lo so rassegnati, perché anche se sul lavoro continuerò a far finta di nulla, spero non ti dispiaccia se ti corteggerò in privato”.
Continuammo a parlare ed io mi feci più disinvolto, ci raccontammo qualche esperienza e parlammo dei nostri gusti finché lui mi invitò a pranzo.
Accettai, spensi il computer, mi alzai dalla sedia e cominciai a mettere via i documenti che avevo sul tavolo passandogli davanti più volte mentre aspettava che fossi pronto per uscire, d’un tratto mi sentii afferrare da dietro, mi spinse col bacino contro il piano della scrivania, con una mano mi afferrò la nuca e mi costrinse a piegarmi in avanti poi cominciò a strofinare il suo pube contro il mio culo ben raccolto nei jeans.
“Ma che fai?” gli chiesi come se non lo sapessi.
“Secondo te cosa sto facendo?” rispose.
“Vai avanti, non l’ho ancora capito bene ma mi interessa scoprirlo” gli dissi con tono ironico.
Sentivo il suo cazzo duro premere contro di me, se avesse potuto avrebbe sfondato i suoi pantaloni e i miei per arrivare a trapanarmi il culo senza troppi complimenti, doveva essere enorme ed era ormai chiaro che l’invito a pranzo era rimandato.
L’eccitazione era ormai alle stelle e quando capì che non sarei scappato mi lasciò la nuca, si slacciò i pantaloni e si tirò fuori il cazzo poi iniziò a sbattermelo addosso.
“Ma che fai! Mi sporchi tutti i vestiti!” gli dissi.
“Hai ragione” rispose, poi mi slacciò la cintura, mi aprì il bottone e mi abbassò la cerniera, io mi lasciai fare finché mi abbassò i pantaloni, si inginocchiò dietro di me e affondò la faccia fra le mie natiche.
Sentii la sua lingua frugare contro il mio buchetto e non ebbi la forza di fare alcuna osservazione, rimasi semplicemente li a godermi il piacere del suo anilingus finché si fermò per un attimo e mi disse: “sei anche porca oltre ad essere bona”.
“Lo prendo come un complimento” risposi.
“Fra un po’ prenderai qualcos’altro” rispose lui senza esitare, poi rimise la faccia fra le mie natiche e ricominciò a leccare, mi faceva impazzire di piacere e di tanto in tanto spingeva la punta della lingua dentro di me, penetrandomi un po’.
Credevo di essere a un filo dal venire quando di colpo smise, si alzò in piedi, mi afferrò per le spalle facendo tornare in posizione eretta anche me e mi girò con il viso verso di lui, adesso i nostri cazzi si toccavano, lui mi guardava negli occhi, io li chiusi e ci baciammo.
Quando le nostre labbra si staccarono lo guardai e con aria sottomessa gli chiesi: “mi inculerai adesso, vero?”
“Qua in ufficio?” rispose, poi continuò: “no, non mi va di farlo qua, ma davvero ti lasceresti scopare qua?”.
“Si, ho voglia” risposi.
“Anch’io ho voglia ma se ci beccano?” disse lui.
“Ma chi vuoi che ci becchi? Siamo solo io e te qua dentro” risposi.
“Anche quando ti ho beccato io credevi di essere solo” rispose lui, “non vorrei che poi mi toccasse dividerti con qualcun altro”.
E fu proprio in quel momento che sentimmo dei passi in corridoio, ci ricomponemmo in fretta e furia e appena fummo vestiti ed ogni uno seduto alla sua scrivania entrò Angela, la nostra capo ufficio, una donna ancora piacente ma ormai vicina alla sessantina.
“Hey ragazzi, che fate qua di sabato?”.
“Tiriamo avanti del lavoro arretrato” risposi io.
“Bravi, adesso però andate a casa che è ora di pranzo e il sabato pomeriggio ci si va a divertire, vado via subito anch’io, sono solo venuta a prendere un paio di cose”.
Salutammo Angela ed entrammo in ascensore, appena le porte si chiusero scoppiammo a ridere, mi buttai addosso ad Antonio, gli afferrai il cazzo nei pantaloni e glielo tenni stretto finché l’ascensore arrivò al pian terreno.
Salii in auto con lui e ci recammo al bar dove avremmo mangiato un panino, ci sedemmo nella saletta all’interno della quale vi eravamo solo noi due, “è questo il pranzo che mi offri? Un panino?” gli chiesi con aria sorniona.
“E cosa volevi? Una cena a base di pesce?” mi rispose scherzoso
“Non mi piace il pesce” risposi.
“Mi sembrava di si, allora ho fatto bene a portarti qua, qua puoi prendere la baguette” ribatté lui.
Andammo avanti un po’ a scherzare e fare battutacce con doppi sensi finché il suo tono cambiò e mi chiese: “posso farti una domanda personale?”
Io annuii e lui mi chiese: “come mai sei tutto depilato? Me ne sono accorto prima mentre ti leccavo, non che la cosa mi dispiaccia, anzi”.
Esitai un po’ a rispondere poi decisi che tanto valeva dirgli la verità: “vedi, da un po’ di tempo mi diverto a vestirmi da donna e masturbarmi quando sono solo”.
Antonio sgranò gli occhi ed esclamò: “davvero?!”
“Si” risposi, “la cosa ti da fastidio?”.
“Ma scherzi? Tutt’altro! Chissà che fica devi essere vestito da donna” esclamò.
Andammo avanti un po’ a parlare di com’ero in versione femmina ed una volta finiti i panini mi chiese quando avrebbe potuto vedermi travestito, gli risposi che se mi avesse portato a casa glielo avrei mostrato.
Arrivati a casa mia lo feci accomodare in salotto e gli dissi di aspettarmi mentre mi preparavo, andai in camera, tirai fuori la mia parrucca bionda, le mie calze a rete, il perizoma e il reggiseno imbottito, mi truccai il viso, indossai il tutto e sopra mi misi una minigonna nera ed una camicetta bianca, calzai per ultime le scarpe col tacco sulle quali mi ero esercitato a camminare ed andai a mostrarmi a lui.
Quando mi vide rimase a bocca aperta e per un attimo non disse una parola, poi ruppe il silenzio ed esclamò: “ma sei bellissima!”.
“Vuoi scoparmi così?” gli risposi senza troppi giri di parole, poi aggiunsi: “saresti il primo”.
Non disse nulla, Antonio, si alzò in piedi, mi prese dolcemente per mano e mi chiese dove fosse la camera da letto, gli indicai la porta e lui mi prese in braccio, io gli misi le braccia attorno al collo e mi lasciai portare fino al bordo del letto sul quale mi posò disteso a pancia in su per salirmi subito sopra.
“Insomma se sono il primo vuol dire che in un certo senso ti sverginerò, che onore!” mi disse.
“La cosa ti eccita?” chiesi.
“Molto” rispose lui.
Lo guardai per un attimo negli occhi poi mi scappò un sorriso, “che hai?” mi chiese lui.
“Vorrei fare un gioco” risposi.
“Quale?”
“Visto che è la mia prima volta da donna vorrei fingere di essere davvero vergine, avresti la pazienza di andarci piano?”
“Mi piacerebbe molto” rispose, poi iniziò a baciarmi.
Ci ritrovammo sul letto a pomiciare come due adolescenti ed ogni volta che lui allungava troppo le mani toccandomi quelle che avrebbero dovuto essere le mie tette o il mio culo io lo respingevo e gli chiedevo di avere pazienza, finché iniziò a chiedermi se mi andasse di farlo rassicurandomi che non mi avrebbe fatto male.
Io rimasi nella parte ed inizialmente rifiutai lasciandomi mano a mano convincere.
“Vuoi vederlo?” mi chiese.
“Si” risposi.
Si tolse i pantaloni e mi mostrò il cazzo, timidamente lo toccai con un dito e lui mi incoraggiò a prenderlo in mano con più decisione, lo afferrai e lo soppesai mantenendo l’atteggiamento imbranato di quella che se lo ritrova davanti per la prima volta.
“Dagli un bacetto” mi disse.
“No, non me la sento” risposi.
“E dai, non morde mica” mi incoraggiò.
Così avvicinai il viso alla sua asta e ne baciai la punta, mi resi conto di essere una brava attrice e che la cosa lo stava eccitando molto, lo baciai di nuovo poi lui mi disse di aprire la bocca e di provare ad accoglierlo.
Dissi di no, chiusi le labbra e lui mi afferrò la testa spingendomela contro il suo cazzo enorme che teneva con con l’altra mano strofinandomelo sul viso.
“Apri la bocca, da brava, ti piacerà” mi disse.
Timidamente aprii la bocca e lui mi infilò il cazzo fino in gola, con entrambe le mani mi teneva la testa e si muoveva avanti e indietro, ero eccitatissimo e non vedevo l’ora che me lo mettesse nel culo ma rimanevo nella parte per non rovinare il gioco e fingevo di essere la ragazza impacciata alla sua prima volta con il fidanzatino un po’ troppo irruento.
D’un tratto si fermò di scoparmi la testa, tirò fuori il cazzo dalla mia bocca, mi afferrò il mento in modo che incrociassi il suo sguardo e mi chiese: “è tutto a posto? Sto esagerando?”
“Oh no, va tutto bene” risposi, “mi piace questo gioco, se non vorrò per davvero te lo farò capire, non preoccuparti”.
“Piace anche a me ma non vorrei forzarti davvero senza rendermene conto” mi disse.
Stabilimmo quindi una parola d’ordine, se l’avessi pronunciata si sarebbe fermato, ma fino a quel momento lui avrebbe insistito e mi avrebbe forzata.
Mi rimise il cazzo in gola e riprese a scoparmi la bocca finché non sentii il ritmo dei suoi movimenti diminuire, sfilò il cazzo e cominciò a menarselo davanti a me schizzandomi in faccia.
Presi un fazzoletto dal comodino e mi pulii poi aprii il cassetto e tirai fuori il gel lubrificante posandolo sul ripiano, in modo che fosse alla sua portata.
Ci stendemmo sul letto, mi abbracciò da dietro e cominciammo a parlare del fatto che mi era venuto in faccia, io mi dicevo turbata ed umiliata e lui mi rassicurava dicendo che lo fanno tutte.
La parte della verginella mi stava venendo proprio bene, rimanemmo li un po’ con lui che mi chiedeva quando gli avrei concesso di più e io che gli rispondevo che poteva scordarselo finché sentii il suo cazzo crescere di nuovo dietro di me, mi mise una mano sotto la minigonna, mi accarezzò il culo e mi chiese: “me lo fai provare?”.
“No, non voglio!” risposi.
“E dai, tanto prima o poi con qualcuno dovrai farlo, sarà bellissimo, te lo prometto”.
“No! Ho detto di no!” risposi di nuovo.
Mi afferrò e mi mise a pancia in giù, si sedette sulle mie cosce, mi alzò la minigonna, mi spostò di lato il filo del perizoma, mi allargò le natiche con le mani e ricominciò a leccarmi il buco come aveva fatto prima in ufficio, io mi lamentavo, gli chiedevo di smettere e fingevo di resistergli, ma mai avrei voluto che si fermasse veramente.
Continuò a leccarmi così finché mi lasciai andare e cominciai a gemere dal piacere e ad un certo punto non resistetti più e gli dissi: “mettimelo nel culo, ti prego!”.
Antonio smise di leccarmi, mi afferrò per i fianchi e mi fece mettere carponi sul letto, allungò la mano sul comodino prendendo il gel lubrificante, io stavo li, in attesa di essere sodomizzato da lui con la minigonna alzata ed il culo in bella mostra, mi sfilò le mutandine poi iniziò a spalmarmi il lubrificante.
“Sei sicura di essere pronta?” mi chiese.
Quel suo rivolgersi a me al femminile mi faceva eccitare ancora di più, mi voltai indietro, lo guardai e feci cenno di si con il capo.
Si afferrò il cazzo con una mano e puntò il suo glande contro il mio buchetto, avrei voluto chiedergli di incularmi con forza ma non volevo rovinare il nostro gioco così continuai a fingere di aver paura e di resistergli leggermente, lui mi tenne per i fianchi e lentamente mi spinse dentro quell’enorme asta di carne.
Ci mise un po’ ad entrare e quando finalmente sentii il suo bacino appoggiarsi alle mie natiche capii che finalmente era arrivato il momento in cui avrebbe iniziato a muoversi.
“Tutto bene?” mi chiese.
“No, toglilo, ti prego” gli risposi per rimanere nella parte.
Lui capì che stavo ancora recitando, mi diede una sonora sculacciata e tenendomi forte per i fianchi cominciò a muoversi energicamente dentro di me dopo avermi detto: “ti piacerà, vedrai”.
Mi scopò così per un po’ e anche se fingevo di lamentarmi in realtà mi piaceva da impazzire poi si fermò, sfilò il cazzo, mi girò a pancia in su facendomi sporgere con il bacino sul bordo del letto, si infilò fra le mie cosce afferrandomi le caviglie e mi infilò nuovamente il cazzo nel culo senza troppi complimenti.
Riprese a sbattermi con ritmo sostenuto mentre mi guardava godere, d’un tratto lo sentii dire: “come sei bella!” e nel mentre mi afferrò il cazzo e cominciò a menarmelo mentre mi faceva il culo.
Non resistetti nemmeno un minuto, gli venni in mano, lui sorrise e mi disse: “allora ti piace!”.
Feci cenno di si con la testa e lui mi mise in bocca le sue dita una dopo l’altra facendomi assaggiare il mio sperma, poi si fermò, mi guardò e mi disse: “girati che adesso tocca a me”.
Obbedii e diligentemente mi distesi a pancia in giù sul letto, mi ordinò di chiudere le gambe poi mi salì sopra, guidò il suo cazzo fra le mie natiche fino ad incontrare il buco ed entrare, con le sue gambe avvolse le mie come per costringermi a tenerle chiuse e riprese a muoversi dentro.
“Posso venirti dentro?” mi sussurrò in un orecchio mentre mi stava scopando in quella posizione.
“Se ti dico di no e lo fai lo stesso è più divertente, quindi no” gli risposi.
Lui cominciò a muoversi freneticamente mentre io lo imploravo di smettere e di non venirmi dentro, proponendogli in cambio un pompino o qualsiasi altra cosa avesse voluto.
Mi piaceva, lui era sopra di me, non potevo scappare e mi stava scopando il culo nonostante lo pregassi di non farlo.
Stava ormai per venire, ne ero certo, sapevo riconoscere ormai benissimo quel momento in cui il mio partner sta per venirmi dentro, mi fingevo sorpresa ma sapevo che quel cambio di ritmo nello scoparmi sarebbe sfociato di li a poco in una schizzata bollente di sperma che mi avrebbe inondato il culo.
Inarcai la schiena all’indietro per offrirmi ancora di più a lui ed eccolo lo schizzo bollente che mi inondava dentro, lui gemeva mentre il suo cazzo spruzzava dentro di me, continuò a muoversi ancora per un po’ come per svuotarmi dentro fino all’ultima goccia poi si fermò, rimase fermo sopra di me per un po’ mentre sentivo il suo cazzo ammosciarsi fino ad essere sputato fuori dal mio culo, rotolammo su un fianco, mi abbracciò da dietro e mi disse: “sei mia adesso”.
“Già” gli risposi, “dovremo stare molto attenti che sul lavoro nessuno se ne accorga”.
“Non lo diremo a nessuno, ma tu da adesso sei la mia trombamica”.
“Mi piace l’idea” risposi.

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